Scelta del portainnesto
Ai fini di una corretta progettazione dell’impianto di vigneto i fattori da prendere in debita considerazione sono molteplici: clima, vitigno, portinnesto, densità d’impianto e forma di allevamento.
Il portinnesto è una entità che deve essere in grado di garantire un ottimale adattamento della varietà alle condizioni del suolo contribuendo all’ottenimento di un equilibrio vegeto-produttivo ottimale della pianta. La scelta del portinnesto più adatto alle diverse condizioni pedo-climatiche non è cosa facile anche perché i parametri da considerare sono molteplici: caratteristiche fisico-chimiche del suolo, affinità con la varietà , livello di vigoria, tipo di apparato radicale, tolleranza al calcare attivo, alla siccità, a condizioni di elevata umidità del suolo, la selettività nell’assorbimento di determinati elementi nutritivi, la possibilità di indurre, nella varietà, una certa tolleranza a determinate virosi, la resistenza o tolleranza alla fillossera e infine, ma non ultima, la scelta di materiale certificato dal punto di vista sanitario.
Lla vigoria , non solo del portinnesto ma della combinazione di questo con la varietà rappresenta sicuramente uno dei parametri decisivi di scelta ed è strettamente collegato a quella del sesto di impianto e della forma di allevamento; essa è uno dei fattori principali per l’ottenimento di un equilibrio vegeto-produttivo ottimale della pianta che dovrà poi essere mantenuto con l’adozione di una opportuna gestione agronomica. Nell’ottica di una viticoltura di qualità il portinnesto, sostanzialmente, deve poter conferire alla pianta una vigoria medio bassa che consentirà di ottenere una più elevata densità di impianto con produzioni per ceppo più ridotte a parità di resa/Ha ; questo concetto, di validità generale, lo è soprattutto per le zone di pianura più fertili dove l’eccessivo rigoglio vegetativo può pregiudicare la qualità dell’uva.
La conoscenza delle caratteristiche fisico-chimiche del suolo fornirà preziose informazioni riguardo alla possibilità di adattamento di un determinato portinnesto in termini di capacità di assorbimento più o meno elevata di determinati elementi nutritivi piuttosto che di altri, di resistenza a situazioni di scarsa o elevata disponibilità idrica e di tolleranza a livelli più o meno alti di calcare attivo.
La nutrizione minerale è un fenomeno decisamente molto complesso che varia in funzione, oltre che delle caratteristiche del portinnesto e del terreno, anche di quelle del vitigno e del clima ; ci sono ibridi, quali l’SO4 che mostrano una elevata selettività nell’assorbimento del potassio, in queste condizioni si può verificare una carenza di magnesio nella pianta a meno che questo elemento non sia presente nel terreno in quantità molto alte. La carenza di magnesio, come sappiamo, predispone la pianta al disseccamento del rachide, mentre una elevata assunzione di potassio, provocando la salificazione dell’acido tartarico contenuto nell’acino, conduce, di conseguenza, a un abbassamento dell’acidità del mosto che può condizionare in maniera sensibile le caratteristiche gustative e di conservabilità del vino che si vuole ottenere. Portinnesti, quali il 140 Ruggeri, raramente utilizzati nei nostri ambienti, sono caratterizzati da una tolleranza a livelli molto elevati di calcare attivo ( 30-40 % ) che consente loro, anche in queste condizioni estreme, di assorbire il ferro in maniera efficiente evitando il manifestarsi di fenomeni di clorosi. Per quanto concerne gli altri elementi nutritivi non è semplice trovare una differenziazione tra i diversi portinnesti, è possibile affermare che il loro assorbimento è in funzione anche del tipo di apparato radicale, superficiale o profondo, che li caratterizza. Questo carattere è sicuramente determinante per l’efficienza di assorbimento dell’acqua dagli strati più profondi e quindi per la più o meno elevata resistenza a situazioni di siccità o ristagno idrico; i portinnesti caratterizzati da una buona o elevata resistenza alla siccità, quali 420 A, 1103 Paulsen , sono dotati, normalmente, di apparato radicale fittonante, profondo, gli altri, invece, hanno radici abbastanza superficiali che li rendono più sensibili a stress idrici ma più resistenti a condizioni di elevata umidità del suolo.
La possibilità di indurre nella varietà tolleranza a certe virosi sembra essere una prerogativa di alcuni portinnesti caratterizzati da elevata vigoria ( 140 Ru, 1103 P.) La scelta del portinnesto rappresenta sicuramente uno dei momenti più delicati nella progettazione di un impianto di vigneto e deve essere fatta in modo oculato analizzando attentamente le caratteristiche di ciascuno di essi, della varietà e dell’ambiente pedo-climatico in cui ci si trova ad operare; gli errori commessi in questa fase difficilmente possono essere corretti in modo soddisfacente anche con la più oculata gestione agronomica. La scelta deve comunque essere fatta per tempo onde evitare di dover ripiegare su un portinnesto che non risponde esattamente alle condizioni specifiche del vigneto ed è necessario porre la massima attenzione alla sanità del materiale vegetale proveniente da vivaio che deve appartenere alla categoria “certificato”, contraddistinto da cartellino azzurro. Per alcuni vitigni, comunque inseriti tra quelli raccomandati e autorizzati dalla Provincia di Campobasso, non ci sono ancora informazioni sufficienti relative ai portinnesti più idonei e in questi casi la scelta del soggetto si basa su esperienze empiriche effettuate in zona ; per ovviare a questa carenza è opportuno avviare una attività di sperimentazione finalizzata alla valutazione del comportamento agronomico di diversi portinnesti per alcuni vitigni a diffusione locale che, si spera, possa fornire maggiori elementi di conoscenza nel giro di qualche anno.
Per approfondire le caratteristiche pedologiche relative all’appezzamento in cui verra’ realizzato l’ impianto e’ utile consultare le carte dei suoli disponibili presso Ufficio pedologico dell’ARSIAM il quale da diversi anni studia e rileva le caratteristiche fisico-chimiche dei suoli presenti in regione.
Il portinnesto è una entità che deve essere in grado di garantire un ottimale adattamento della varietà alle condizioni del suolo contribuendo all’ottenimento di un equilibrio vegeto-produttivo ottimale della pianta. La scelta del portinnesto più adatto alle diverse condizioni pedo-climatiche non è cosa facile anche perché i parametri da considerare sono molteplici: caratteristiche fisico-chimiche del suolo, affinità con la varietà , livello di vigoria, tipo di apparato radicale, tolleranza al calcare attivo, alla siccità, a condizioni di elevata umidità del suolo, la selettività nell’assorbimento di determinati elementi nutritivi, la possibilità di indurre, nella varietà, una certa tolleranza a determinate virosi, la resistenza o tolleranza alla fillossera e infine, ma non ultima, la scelta di materiale certificato dal punto di vista sanitario.
Lla vigoria , non solo del portinnesto ma della combinazione di questo con la varietà rappresenta sicuramente uno dei parametri decisivi di scelta ed è strettamente collegato a quella del sesto di impianto e della forma di allevamento; essa è uno dei fattori principali per l’ottenimento di un equilibrio vegeto-produttivo ottimale della pianta che dovrà poi essere mantenuto con l’adozione di una opportuna gestione agronomica. Nell’ottica di una viticoltura di qualità il portinnesto, sostanzialmente, deve poter conferire alla pianta una vigoria medio bassa che consentirà di ottenere una più elevata densità di impianto con produzioni per ceppo più ridotte a parità di resa/Ha ; questo concetto, di validità generale, lo è soprattutto per le zone di pianura più fertili dove l’eccessivo rigoglio vegetativo può pregiudicare la qualità dell’uva.
La conoscenza delle caratteristiche fisico-chimiche del suolo fornirà preziose informazioni riguardo alla possibilità di adattamento di un determinato portinnesto in termini di capacità di assorbimento più o meno elevata di determinati elementi nutritivi piuttosto che di altri, di resistenza a situazioni di scarsa o elevata disponibilità idrica e di tolleranza a livelli più o meno alti di calcare attivo.
La nutrizione minerale è un fenomeno decisamente molto complesso che varia in funzione, oltre che delle caratteristiche del portinnesto e del terreno, anche di quelle del vitigno e del clima ; ci sono ibridi, quali l’SO4 che mostrano una elevata selettività nell’assorbimento del potassio, in queste condizioni si può verificare una carenza di magnesio nella pianta a meno che questo elemento non sia presente nel terreno in quantità molto alte. La carenza di magnesio, come sappiamo, predispone la pianta al disseccamento del rachide, mentre una elevata assunzione di potassio, provocando la salificazione dell’acido tartarico contenuto nell’acino, conduce, di conseguenza, a un abbassamento dell’acidità del mosto che può condizionare in maniera sensibile le caratteristiche gustative e di conservabilità del vino che si vuole ottenere. Portinnesti, quali il 140 Ruggeri, raramente utilizzati nei nostri ambienti, sono caratterizzati da una tolleranza a livelli molto elevati di calcare attivo ( 30-40 % ) che consente loro, anche in queste condizioni estreme, di assorbire il ferro in maniera efficiente evitando il manifestarsi di fenomeni di clorosi. Per quanto concerne gli altri elementi nutritivi non è semplice trovare una differenziazione tra i diversi portinnesti, è possibile affermare che il loro assorbimento è in funzione anche del tipo di apparato radicale, superficiale o profondo, che li caratterizza. Questo carattere è sicuramente determinante per l’efficienza di assorbimento dell’acqua dagli strati più profondi e quindi per la più o meno elevata resistenza a situazioni di siccità o ristagno idrico; i portinnesti caratterizzati da una buona o elevata resistenza alla siccità, quali 420 A, 1103 Paulsen , sono dotati, normalmente, di apparato radicale fittonante, profondo, gli altri, invece, hanno radici abbastanza superficiali che li rendono più sensibili a stress idrici ma più resistenti a condizioni di elevata umidità del suolo.
La possibilità di indurre nella varietà tolleranza a certe virosi sembra essere una prerogativa di alcuni portinnesti caratterizzati da elevata vigoria ( 140 Ru, 1103 P.) La scelta del portinnesto rappresenta sicuramente uno dei momenti più delicati nella progettazione di un impianto di vigneto e deve essere fatta in modo oculato analizzando attentamente le caratteristiche di ciascuno di essi, della varietà e dell’ambiente pedo-climatico in cui ci si trova ad operare; gli errori commessi in questa fase difficilmente possono essere corretti in modo soddisfacente anche con la più oculata gestione agronomica. La scelta deve comunque essere fatta per tempo onde evitare di dover ripiegare su un portinnesto che non risponde esattamente alle condizioni specifiche del vigneto ed è necessario porre la massima attenzione alla sanità del materiale vegetale proveniente da vivaio che deve appartenere alla categoria “certificato”, contraddistinto da cartellino azzurro. Per alcuni vitigni, comunque inseriti tra quelli raccomandati e autorizzati dalla Provincia di Campobasso, non ci sono ancora informazioni sufficienti relative ai portinnesti più idonei e in questi casi la scelta del soggetto si basa su esperienze empiriche effettuate in zona ; per ovviare a questa carenza è opportuno avviare una attività di sperimentazione finalizzata alla valutazione del comportamento agronomico di diversi portinnesti per alcuni vitigni a diffusione locale che, si spera, possa fornire maggiori elementi di conoscenza nel giro di qualche anno.
Per approfondire le caratteristiche pedologiche relative all’appezzamento in cui verra’ realizzato l’ impianto e’ utile consultare le carte dei suoli disponibili presso Ufficio pedologico dell’ARSIAM il quale da diversi anni studia e rileva le caratteristiche fisico-chimiche dei suoli presenti in regione.