Nel numero 5/2000 della presente rivista è stato trattato l’argomento relativo all’importanza del suolo, alle modalità per la sua formazione ed alla necessità della sua conservazione. In questo articolo, invece, tratteremo, brevemente, quali sono i principali problemi di vulnerabilità dei suoli molisani.  Uno dei problemi che determina conseguenze negative dal punto di vista sia ambientale che economico è senza dubbio quello dell’erosione.  Esso è il risultato di un bilancio negativo che si instaura tra due processi: quello molto lento della formazione del suolo, a partire dall’alterazione della roccia madre, e quello, a volte repentino, dell’asportazione di particelle di terreno formatosi nei processi di pedogenesi.
Il fenomeno dell’erosione può scaturire sia da processi naturali che antropici, oppure da entrambi, ed entrambi agiscono dapprima verso la degradazione del suolo e successivamente verso una sua progressiva perdita.
 Nel caso in cui il fenomeno principale dell’erosione è dovuto esclusivamente a fattori naturali (costituzione fisica del suolo, condizioni climatiche, morfologiche e vegetazionali dell’area)
si tratterà di erosione naturale. Precisamente si parlerà di erosione normale nel caso in cui il fenomeno avviene con tempi relativamente lunghi mentre è considerata accelerata quando i fattori naturali incidono a tal punto che gli effetti sono molto amplificati. Ciò avviene ad esempio quando si alternano periodi di siccità a periodi di intense precipitazioni concentrate in poco tempo. Gli effetti negativi ovviamente saranno più accentuati quando,oltre a fattori climatici,vi sono predisposizione dell’ambiente legate alla situazione morfologica, all’assenza di vegetazione ed alla erodibilità del suolo (che dipende dalla tessitura, struttura, contenuto in sostanza organica e permeabilità).  Si tratterà di erosione antropica qualora gli interventi dell’uomo sull’ambiente sono tali da incidere direttamente come causa del fenomeno stesso, come ad esempio quando si eseguono ingenti disboscamenti in versanti argillosi con conversione del suolo a coltivi (foto 1), oppure nelle lavorazioni agricole non conservative (foto 2) ed, infine, quando si adottano scelte per un aumento delle superfici urbanizzate.
Il fenomeno dell’erosione rappresenta, per le attività agricole e per quelle umane, un elemento estremamente negativo contro il quale occorre mettere in atto misure in grado di contrastare il fenomeno piuttosto che accelerarne l’evoluzione predisponendo, peraltro, l’assetto complessivo del territorio alla instabilità.
La riduzione della fertilità agraria si manifesta con la perdita di elementi nutritivi e di sostanza organica;inoltre, attraverso l’asportazione delle particelle di suolo, si avrà anche una diminuzione della profondità dello stesso.
Lo spessore esiguo di suolo porterà ad una diminuzione della capacità di ritenzione idrica e, quindi, una minore attitudine del suolo allo sviluppo delle piante.  Oltre a problematiche direttamente legate alla produttività agricola, l’erosione incide direttamente sulla stabilità dei versanti innescando movimenti di massa tali da compromettere anche le attività dell’uomo (strade, centri urbani ecc.). Senza entrare nel dettaglio sulle varie forme di erosione, nel territorio molisano essa si esplica soprattutto attraverso l’erosione idrica, movimenti di massa e subordinatamente attraverso l’erosione eolica. Nel Molise è possibile individuare tre principali regioni pedologiche: la regione montana dell’Appennino CentroMeridionale, la regione dell’alta e media collina, la regione costiera e della bassa collina che degrada verso il mare Adriatico (figura 1).

 A livello europeo esse coincidono, secondo il Manuale delle procedure vers. 1.0 dell’European Soil Boureau, rispettivamente con le seguenti Soil Regions:
- 59.7 (Cambisols-Leptosols Region, with Luvisols of the Appennino of Italy)
- 61.1 (Cambisol-Regosol Region, with Luvisols an Vertisols of East of Italy)
-  74.1 (Regosol-Cambisol Region of the Coast of the Adriatic Sea in the Central Italy).
La regione montana,(59.7 in figura 1) con un’estensione di circa 150.000 ettari, é caratterizzata in gran parte dalla presenza di litologie carbonatiche.  Essa non è interessata da fenomeni di particolare rilevanza sotto l’aspetto della vulnerabilità dei suoli grazie ad un buon assetto geopedologico, alla pre-senza di una discreta superficie silvopa-storale e una maggiore salvaguardia introdotta con l’istituzione di “Piani Regionali Paesistici”.
In questa regione pedologica si possono registrare soltanto fenomeni erosivi di tipo eolico,soprattutto nei rilievi principali quali quelli del Matese, delleMainarde e di Colle dell’Orso.  Fenomeni degenerativi legati all’attività erosiva, sia naturale che antropi-ca, si riscontrano, invece, in gran parte della regione pedologica dell’alta e media collina (230.000 ettari), dove formazio-ni calcareo-marnoso-selciose, complessi flyscioidi arenaceo-marnosi e argillo-marnosi sovrastano i termini delle “Argille Varicolori”. In particolare, la presenza diffusa di argilliti appartenenti alla formazione delle “Argille Varicolori”, rende i terreni instabili dando luogo,frequentemente, ad estesi movimenti franosi (foto 3), anche in versanti con debole pendenza, nonché a fenomeni di erosione accelerata che portano alla formazione di calanchi (foto 5). Tale fenomeno impedisce,specialmente nei versanti, la normale alterazione chimico fisica dei minerali e l’avvio dei processi che portano alla formazione del suolo.  A ciò si devono aggiungere le scelte non idonee nella “programmazione agricola” che hanno contribuito, in modo significativo, ad aggravare il degrado di tale ambiente. L’uso eccessivo della meccanizzazione agricola in versanti predisposti al dissesto (foto 6) ha provocato un peggioramento della stabilità dei versanti stessi. In queste aree anche i tentativi di sistemazione idraulico forestale (rimboschimento, viminate ecc.), non eseguiti tempestivamente, non hanno fornito buoni risultati. In tali aree sarebbe opportuno intervenire con scelte rivolte all’incremento della vegetazione spontanea o seminaturale in modo da non esporrele superfici argillose all’azione degli agenti atmosferici, permettendo così al sistema roccia-suolo-vegetazione di riequilibrarsi. In particolare, nel territorio molisano, le aree maggiormente suscettibili all’erosione sono quelle situate nella porzione centrale della regione pedologica dell’alta e media collina (61.1 in figura 1) e precisamente quelle colorate in rosso nella figura 2 e, in misura minore, quelle colorate in arancio. Le aree colorate in rosso sono quelle ad alta potenza di rilievo e ad alta densità di drenaggio su litotipi argillosi. Esse sono costituite da suoli poco profondi a tessitura fine con profilo A - Cr che appartengono al sotto-gruppo dei Typic Ustorthent (secondo la classificazione Soil Taxonomy). Suoli leggermente più profondi (sottogruppo dei Vertic Haplustepts) si rinvengono, solitamente, nelle sommità subpianeggianti e sommità convesse di natura tettonica. Nelle aree colorate in arancio,considerata la variabilità e l’estensionenotevole (circa 94.000 ettari), le relazioni tra suoli e paesaggi sono mutevoli e differenti sono le diverse tipologie di suolo.Ad esempio in presenza di rilievi calcarei o di versanti molto acclivi o con ripiani su materiali litoidi domina-no i sottogruppi litici (Lithic Haplustoll e Lithic Ustorthent). Su versanti com-plessi ed aree colluviali si rinvengono sottogruppi vertici (Vertic Haplustept, Vertic Calciustept e Vertic Ustorthent).  La regione pedologica costiera (74.1 in figura 1),in cui le formazioni argillose e sabbioso-conglomeratiche si alternano ai terrazzi fluviali delle valli dei fiumi Biferno e Trigno, è caratterizzata da un uso agricolo intensivo e una diffusa attività extragricola (settore industriale ed artigianale). Anche in questa regione pedologica sono presenti numerosi fenomeni di erosione e di dissesto come quelli che si possono riscontrare nel territorio dei comuni di Montenero di Bisaccia e di Petacciato. Ai fenomeni di erosione naturale si aggiungono problemi legati alle tecni-che di lavorazioni di alcuni tipi di suoli. In molte aree, infatti, gli orizzonti profondi sono ricchi di carbonato di calcio (croste di calcare polverulento), che, con lavorazioni non limitate agli orizzonti superficiali del terreno, viene riportato in superficie, provocando un notevole peggioramento generale delle caratteristiche dei suoli. L’uso talvolta eccessivo di fertilizzanti ed antiparassitari può ripercuotersi sulla qualità delle acque di falda e dei corsi d’acqua prossimi al mare.Quindi il degrado di questi suoli deve essere affrontato in termini di “pressione chimica”, come in parte attuato dalla Regione Molise con l’applicazione di normative comunitarie.Infatti la permeabilità dei terreni e la presenza di acquiferi superficiali impongono una maggiore attenzione in questo senso per potere valutare la “capacità di attenuazione dei suoli” secondo l’allegato 7 del D.L.152/99. Ulteriore fenomeno di degrado di questi suoli risulta essere la progressiva diminuzione di sostanza organica. Ciò perché proprio nei climi caratterizzati da temperature alte e bassa piovosità si ha una rapida mineralizzazione della sostanza organica e ciò avviene soprattutto in quelle zone caratterizzate da una agricoltura intensiva. La sostanza organica ha molteplici funzioni in quanto migliora sia le proprietà fisiche che chimiche del suolo. Dal punto di vista delle proprietà fisiche essa migliora la struttura del terreno favorendo la formazione di aggregati stabili, aumentando la permeabilità neiterreni argillosi e aumentando la capacità di ritenzione idrica nei terreni più grossolani rendendo quindi il suolo più idoneo alle colture agrarie e forestali ed al tempo stesso meno erodibile; essa inoltre riduce la coesione nei terreni argillosi facilitandone le lavorazioni. Dal punto di vista delle proprietà chimiche la sostanza organica, oltre ad apportare elementi nutritivi utili per le piante, va ad aumentare notevolmente la capacità di scambio cationico del terreno riducendo le perdite di elementi nutritivi per lisciviazione. Nelle aree della regione pedologica costiera (74.1 in figura 1), nel corso degli ultimi decenni, si è passati da una agricoltura tradizionale con aziende ad indirizzo misto (zootecnico,cerealicolo e ortofrutticolo) tipica del dopoguerra ad una agricoltura di tipo specializzato che,come detto in precedenza, esclude la zootecnia che era la fonte primaria per l’apporto di sostanza organica ai terreni agrari. Di conseguenza l’unica fonte di elementi nutritivi è rappresentato attualmente dai concimi minerali. In alcune aree, inoltre, la presenza dell’irrigazione ha ulteriormente spinto l’agricoltura verso tecniche agronomiche meno sostenibili. In questo territorio si ha un basso contenuto in sostanza organica (< 1%), specialmente nei versanti in sinistra idrografica del Fiume Fortore; ulteriori suoli con simili caratteristiche si rinvengono sui versanti della costa adriatca nei pressi di Petacciato. Questa diminuzione progressiva di sostanza organica emerge confrontando serie di analisi di terreno effettuate nel tempo. Ciò peraltro è confermato dal fatto che gli imprenditori agricoli utilizzando prodotti organici ottengono risultati quali-quantitativi superiori rispetto alla sola concimazione minerale.Si può ipotizzare che, nel lungo periodo, il progressivo impoverimento in sostanza organica può comportare  una graduale perdita di fertilità tale da compromettere l’uso agro-silvo-pastorale di questi suoli. Da questo quadro, seppure non esaustivo, emerge in modo chiaro che i suoli molisani, per molteplici aspetti, hanno una forte predisposizione al degrado pertanto occorre una conoscenza delle caratteristiche peculiari di questi suoli e della loro distribuzione geografica al fine di dare un supporto tecnico valido ai fini della programmazione e della corretta gestione del territorio.

 

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