Agenzia Regionale per lo Sviluppo Agricolo, Rurale e della Pesca
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Codice scheda: IS_002_03_007_95
Famiglia: Graminaceae
Genere: Triticum
Specie: Triticum dicoccum Schubler
Diffusione e mercato: Agli inizi del ‘900, la coltivazione del farro medio era molto diffusa in alcune valli dell'Appennino e in diverse zone montane d'Italia; in seguito è quasi scomparsa. In Italia la coltivazione del farro medio può contribuire alla valorizzazione di ambienti marginali, attraverso la tipicità e la qualità della materia prima e dei suoi derivati ottenuti da coltivazioni e da attività di trasformazione realizzate in quelle stesse aree. Il farro medio o dicocco è il più importante e il più diffuso farro coltivato in Italia, tanto da essere spesso considerato il farro per antonomasia. Più adattabile dello spelta a condizioni ambientali difficili, è la specie tipica delle aree tradizionali di coltivazione del farro dell’Italia centro-meridionale. Il dicocco discende, per processo di domesticazione, dalla specie selvatica T. dicoccoides, la cui area di diffusione è collocabile dal Mediterraneo orientale fino al Caucaso. In base ai reperti fossili delle due specie risulta che la domesticazione del T. dicoccum fu molto più rapida di quella del farro piccolo, fatto che è da collegare alla superiore produttività della prima specie, capace di formare due cariossidi per spighetta invece dell’unico seme caratteristico del T. monococcum.
Caratteri botanici e biologici: L’apparato radicale è di tipo fascicolato e presenta delle radici seminali (di origine embrionale, sottili, ricchissime di peli radicali e molto ramificate) e avventizie (di sviluppo successivo che costituiscono la grande massa del sistema radicale). Il dicocco è una specie tetraploide (2n = 28); presenta, come il farro piccolo, spiga compatta e, generalmente, aristata. Le spighette contengono di norma due cariossidi, raramente tre. In base alla lunghezza del ciclo vegetativo, il farro medio può essere classificato come non alternativo, semi alternativo ed alternativo. In quet’ultimo caso può essere anche chiamato farretta. La debolezza del culmo, unitamente all’elevata facoltà di accestimento e alla tardività, lo rendono molto suscettibile all’allettamento. Il farro medio presenta interesse soprattutto sotto l’aspetto qualitativo: le cariossidi, a frattura semi-vitrea, hanno un elevato contenuto di proteine e di carotenoidi. Il ciclo di sviluppo del farro medio può essere suddiviso in 5 fasi fenologiche principali: germinazione, accestimento, levata, fioritura e maturazione.
Esigenze pedo-climatiche: Il farro medio si adatta bene ai diversi tipi di suolo, ma predilige i terreni ben dotati, di medio impasto e argillosi. È in grado di sopportare bene i freddi invernali e richiede, a partire dalla levata, temperature crescenti. In fase di maturazione il farro si avvantaggia di un clima caldo e poco piovoso. Il farro medio è una pianta a medie esigenze idriche, concentrate soprattutto nel periodo tra la levata e le prime fasi di maturazione, quindi non necessita di interventi irrigui. Invece teme il ristagno idrico. I forti venti e i temporali primaverili sono causa di allettamento e rottura della spiga.
Principali avversità: Nonostante siano numerose le avversità potenziali del farro medio, dopo attenta valutazione della gravità degli attacchi e dell’entità del danno, nonché della convenienza economica, non sono necessari interventi appositi durante la vegetazione. Tra l’altro il farro medio si presenta più resistente alle fitopatologie rispetto i frumenti teneri e/o duri. Le principali erbe infestanti del farro medio sono: monocotiledoni (Avena spp, Lolium spp, Phalaris spp, Alopecurus spp, Bromus spp, con ciclo biologico simile a quello del frumento) e dicotiledoni (Papaver spp, Matricaria, Cirsium, Brassica, Raphanus, Sinapis, Convolvolus, Fumaria, Bifora, Galium, Poligonum, Rumex, con ciclo primaverile).
Tecnica colturale: La coltivazione del farro dicocco di Fontesambuco (microtermo, non alternativo, possibile semina ritardata), come tutte le specie coltivate, trae notevoli vantaggi dall’avvicendamento colturale. Sono buone precessioni colturali il mais, la bietola, il pomodoro, la patata, il girasole, la fava perché il farro medio è in grado di utilizzare molto bene il residuo di fertilità lasciato nel terreno da tali colture, meglio comunque se non si tratta di altri frumenti. Tradizionalmente le lavorazioni preparatorie per il farro dicocco sono le seguenti: - trinciatura dei residui della coltura precedente (ove necessario); - aratura, con rovesciamento completo della fetta, a 30-40 cm di profondità; - affinamento superficiale con successivi passaggi di estirpatore o di erpici di vario tipo. In autunno, compatibilmente con l’ambiente pedoclimatico, si provvede alla semina fatta a file con seminatrice tradizionali o pneumatiche; le file sono semplici e la distanza varia da 14 a 18 cm. La densità di semina varia tra 200 e 400 semi germinabili per metro quadrato a seconda della fertilità ambientale e della utilizzazione della granella. Le dosi dei vari elementi nutritivi da apportare con la concimazione vanno stabilite oculatamente per evitare sia insufficienze che eccessi. Questi, infatti, potrebbero costituire semplice spreco o, talora, essere causa di effetti negativi sulla resa. Conoscendo la dotazione del terreno in K2O si potrà decidere se la concimazione con potassio è necessaria o può essere omessa. In caso sia necessaria, si procederà a una semplice restituzione: 50-100 unità secondo che la paglia resti o venga asportata. Per il fosforo vale analogo ragionamento: si dovranno ogni anno apportare circa 60-90 kg/ha di P205 per bilanciare le asportazioni. Qualora questi apporti siano necessari, si faranno in presemina interrando i concimi. La dose di concimazione azotata va decisa a seconda delle condizioni pedoclimatiche, ma comunque, negli ambienti meridionali, può variare da 60 a 110 kg/ha. Questa concimazione deve essere effettuata parte in presemina e parte in copertura, tenendo sempre in debita considerazione il fenomeno dell’allettamento che potrebbe scaturire dalla somministrazione di azoto. Una tecnica irrinunciabile nella coltivazione del farro, è il controllo delle erbe infestanti. I nuovi orientamenti del diserbo dei farri medi sono quelli di un’azione mirata con limitazione dell’impiego dei prodotti residuali e quindi della pre-emergenza. La strategia di difesa in post-emergenza è senz’atro nell’ottica di un controllo integrato più mirato, anche se più impegnativa da gestire sia per la scelta del prodotto che per il momento di intervento.
Raccolta, caratteristiche agronomiche, resa e utilizzazione: La raccolta del farro medio di Fontesambuco è più tardiva rispetto al frumento tenero, e viene effettuata a partire dalla metà di luglio fino a metà agosto, a seconda delle aree di coltivazione. A causa dell'elevata fragilità del rachide, durante la trebbiatura si deve ridurre la velocità di avanzamento della macchina e di rotazione dell'aspo. Questo problema può essere in parte superato trebbiando la mattina presto quando l’umidità dell’aria è maggiore. La produzione media annua di cariossidi vestite è intorno a 2.9 t/ha. L’altezza della pianta è di circa 116 cm. Il peso ettolitrico è di circa 40 kg/hl, mentre il peso di 1000 semi è circa 42 g. Le cariossidi hanno un indice di svestimento pari a circa 75,5 % e un contenuto in proteine di circa 11,5 % della sostanza secca. La granella, di elevato valore alimentare, può essere impiegata nell'alimentazione zootecnica e umana.
Provenienza: Agnone (IS)
Distribuzione sul territorio: Agnone (IS)